“Ad perpetuam rei memoriam”

ad perpetuamSiccome la “memoriam” è sempre più labile, oggi ho deciso di principiare la stesura del blog che state leggendo, perchè è un po’ che ci penso, perchè non vorrei un domani non ricordarmi di quello che mi è successo lungo questo strano percorso.

Non so dovecomequando posterò in quanto abitando in the ass of the wolves da me la connessione non funziona (o funziona male) e anche i cellulari non hanno troppa voglia di fare il loro mestiere.. Dopotutto viviamo in un paese in via di sviluppo e non posso aspettarmi che l’ADSL funzioni su tutto il territorio.

Oggi è iniziata un po’ pesa dopo i fatti di ieri che ancora non HAI postato ma provvederai poi a coprire in un articolo tardivo. TI sei alzato, seguito da GATTO e gatto e sei andato a far colazione con attenzione elevata al grado massimo a cosa ingerire. Stanotte, in un momento di stato di grazia della linea telefonica hai consultato Dott.Google e hai scoperto di soffrire, come il 3-20% della popolazione degli Stati Uniti d’America, di sindrome dell’intestino irritabile e dunque hai deciso di smettere limitarti nel fumare, evitare il caffè e vedere come procede. (Chiaramente appena arrivato al lavoro hai raggiunto la macchinetta del caffè e hai pigiato il pulsante “caffè lungo”).

E’ iniziata un po’ pesa, dicevo, perchè l’umore di LEI è tendente al depresso. Infatti, metre sei al lavoro ti arriva un messaggio nel quale ti chiede di vedervi a pranzo. Capisci che l’iter appena iniziato di visiteanalisi e compagnia cantante non le fa troppo bene.

Nell’attesa della pausa pranzo hai incrementato l’elenco degli ebook messi da parte con la speranza di leggerli in tempi migliori con “Arcadia – Lauren Groff” che hai trovato curioso ed in offerta a 1,99 €urodollari. Forse un giorno ti rammenterai di averlo comprato e gli darai una letta.

A pranzo si comunica poco e si piange abbastanza, cerchi di tirarla un po’ su, di farla sorridere e ti domandi se ci sono in mezzo anchescompensi ormonali di un qualche tipo. Finisce che un po’ ride e che il tuo stomaco pare voglia recitare Shackespeare (no, non avresti dovuto mangiare)

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